Le origini del punto Sashiko
Sashiko significa “piccole pugnalate” ed è un semplice punto di cucito tradizionale Giapponese, che acquista però grande pregio nell’esecuzione dei preziosi pattern intrecciati della tecnica di riparazione detta Boro. Nato fra le popolazioni rurali del nord del Giappone nel periodo Edo (1615-1868), il punto Sashiko veniva infatti eseguito dalle mogli di poveri contadini e pescatori con il fine di ridare vita ad abiti usurati e consunti ed a stracci (“Boro”, stracci sbrandellati), cercando di prolungarne al massimo l’usabilità.
Niente a che fare quindi con le origini dei preziosi kimono in seta delle classi sociali agiate, il Sashiko nasce dall’esigenza di sopravvivere riciclando con i propri mezzi ciò che apparentemente non sembrava nemmeno riciclabile. Da queste vitali necessità ci arriva un grande insegnamento: se ci sono riuscite le mogli di quei poveri contadini nell’antico Giappone, certamente noi potremmo ottenere grandi risultati partendo dalle materie più povere, nel massimo rispetto del nostro pianeta, potremmo e dovremmo farlo. Una lezione anche sull’impegno e sulla consapevolezza, ingredienti indispensabili per trasformare in bellezza ciò che sembrava destinato all’abbandono.

D’altronde tessuti come il cotone erano rari e costosi a quei tempi in Giappone, una famiglia di contadini non poteva certo permettersi di buttare via i propri miseri abiti per acquistarne di nuovi. Nel nord del Giappone d’inverno faceva freddo e nevicava, i vestiti dovevano essere caldi e confortevoli, ma gli unici tessuti a fatica accessibili erano di canapa, il meno pregiato dei tessuti. Ed ecco che i patchwork sovrapposti eseguiti dalle loro Donne con il punto Sashiko partendo da vestiti logori e da poveri stracci, comprati con pochi spiccioli nei mercati delle città, intrappolando piccole sacche isolanti di aria rendevano quei tessuti ancora più caldi e confortevoli degli originali, permettendo la sopravvivenza di quelle povere famiglie.
Il punto Sashiko oggi
Questa antica tradizione fu tramandata dalle madri alle figlie sino al XX secolo, quando venne quasi abbandonata perché il consumismo occidentale rese accessibili abiti caldi e colorati, mentre il punto Sashiko faceva ricordare i duri momenti di miseria. Ma come la maggioranza dei prodotti consumistici, i moderni abiti non erano e non sono sostenibili, erano e sono una mera illusione di onnipotenza che oggi purtroppo stiamo pagando. Per questo il Punto Sashiko è rinato in Giappone, da semplice hobby artigianale al livello di vere opere d’arte, diffondendosi in tutto il mondo e condizionando le mode più recenti. Per tutto questo ho studiato ed approfondito questa tecnica di cucito e confeziono pezzi unici dal grande fascino.
Cucire con i punti Sashiko un tessuto antico ed indossare questi abiti è una profonda forma d’arte, una crescita personale. Vuol dire comprendere che sul nostro pianeta tutto muta e si trasforma e che anche noi dobbiamo essere in armonia con questa legge: da ciò che è povero ed abbandonato, può sempre rinascere qualcosa di bello e di grande valore.